In tutte le università con indirizzo medico-sanitario e in tutti i corsi post-laurea, la prima cosa su cui si insiste è sempre l’anamnesi.
All’inizio, però, capita spesso che il giovane studente, affamato di sapere e curioso, la veda come una perdita di tempo, convinto che conti solo la terapia. Con l’esperienza e con anni di pratica ci si rende conto che non è così: l’anamnesi è parte integrante della terapia. È lo strumento che ci permette di arrivare dritti alla meta e ottenere effetti più duraturi in meno tempo.
Nel nostro studio poniamo al centro la persona. Per questo diventa fondamentale conoscere i dettagli importanti della sua vita, per comprendere davvero le sue esigenze e le possibili cause di alcuni sintomi.
👉 Ecco perché è fondamentale la comunicazione e la collaborazione tra le varie figure sanitarie: ciascuno con le proprie competenze, ma con un obiettivo comune, il benessere del paziente.
Per me è sempre utile partire dal racconto libero della persona, guidandolo solo con qualche domanda mirata per non perdere il focus. Sono convinto che il corpo e la mente del paziente sappiano esattamente dove sta il problema e da dove è partito. Il limite, a volte, è solo la mancanza di consapevolezza o la difficoltà di esprimere ciò che si sente a parole.
Il terapista deve mantenere la mente libera da preconcetti e non cadere nell’errore della presunzione: non può pensare di aver capito tutto solo perché ha già visto “tanti casi simili”. NON ESISTE! Ogni paziente è un universo a sé e va esplorato con curiosità e umiltà.
Accanto al racconto spontaneo, ci sono poi le domande più standardizzate, utili per raccogliere informazioni su:
Spesso il paziente arriva con una pila enorme di esami. In realtà non è necessario portare ogni referto degli ultimi 50 anni: serve una selezione mirata, aggiornata e davvero utile. Il fisioterapista può visionare gli esami solo per arricchire la valutazione, ma non può (e non deve) dare un responso: quello spetta solo al medico.
Durante la valutazione si eseguono test generici e specifici, ma non è necessario fare l’intera carrellata. L’obiettivo è avere conferme sulle ipotesi e non creare ulteriore confusione.
In prima seduta, se le condizioni lo permettono, può iniziare anche una parte terapeutica: la risposta del corpo diventa così un ulteriore test, utile per capire subito come procedere.
Un passaggio fondamentale è condividere con il paziente quello che è emerso dalla valutazione e concordare insieme il progetto terapeutico. Questo momento è decisivo: serve a chiarire l’impegno richiesto a entrambe le parti per iniziare un percorso attivo e consapevole verso il benessere.
L’anamnesi non è solo un insieme di domande, ma la base che permette di costruire un percorso su misura. Prepararsi raccontando la propria storia, portando i documenti giusti e condividendo le proprie sensazioni significa aiutare il terapista ad aiutare meglio.
Ricorda: il tuo racconto è parte della cura. E noi siamo qui per ascoltarlo con conoscenza, professionalità e – soprattutto – umiltà.
✍️ Alessandro Bellanca – Fisioterapista e Osteopata D.O.
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